Trascurato dagli anni ‘80, prima a favore dei CD e poi della musica in streaming, il vinile ha fatto il suo grande ritorno negli ultimi anni. Oltreoceano il fatturato di questo mercato è addirittura più elevato rispetto a quello delle piattaforme di streaming su Internet.
Le copertine maxi, i lati A e B, il rumore distorto di quando salta la puntina… a quanto pare queste particolarità sono mancate parecchio agli amanti della musica. Stando a quanto emerso da un recente studio della RIAA (Recording Industry of America), negli Stati Uniti le vendite e i ricavi legati ai vinili sono letteralmente esplosi.
Con 9,2 milioni di vinili venduti da gennaio 2015, la vendita di Long Play (dischi vinili che hanno abbastanza brani per essere assimilati ad un album) è incrementata del 40% in 9 mesi e il fatturato è aumentato del 50. Una crescita incredibile, diametralmente opposta all’industria del CD, che invece perde il 30% delle quote.
Il ritorno del vinile è tale da sorpassare il fatturato combinato di YouTube, Vevo, Soundcloud, Spotify e le altre piattaforme di musica gratuita. Nonostante ciò, questi siti di streaming sono in perfetta salute, avendo generato più di un miliardo di dollari dall’inizio dell’anno.
Ma la ripresa del vinile non è unicamente relegata agli Stati Uniti. In Inghilterra ad esempio, Tesco (un supermercato come la nostra Coop) da settembre ha iniziato a distribuire in 50 dei suoi punti vendita il Long Play degli Iron Maiden: The Book of souls. Dai nostri vicini inglesi The Endless River dei Pink Floyd, AM degli Arctic Monkeys e il primo album del duo Royal Blood sono stati in assoluto i più venduti.
Il 28 settembre, il gigante Amazon ha seguito il movimento rieditando alcuni classici come Dirty Dancing, The Goonies, Top Gun, Footloose e Rocky IV in versione vinile. Un’iniziativa che conferma ulteriormente l’attenzione di cui gode negli ultimi tempi il vecchio (si fa per dire) formato.