“La Ferita” di Palazzo Strozzi è l’ultimo capolavoro di JR



Da ieri in tutti i social siamo stati investiti dall’arte di Palazzo Strozzi e, forse per la prima volta, non abbiamo scrollato subito la notizia, perché inconsapevolmente rapiti. Ed è proprio ciò che JR − questo il nome d’arte del francese Jean René divenuto famoso per i suoi collage fotografici in bianco e nero – sperava di ottenere ed è ciò che ha ottenuto.

Senza essere pessimisti o catastrofici, lo scorso anno ci ha segnato − sta a voi decidere se negativamente o no − per sempre, e JR ha voluto metterlo su carta, offrendoci una nuova chiave di lettura di una situazione ridotta solo alla monotonia: l’installazione di Palazzo Strozzi infatti è coinvolta in un messaggio ancora più grande.

È l’idea che non esiste una certezza dell’armonia e della perfezione delle cose, ma anzi che tutto è soggetto ad una precarietà: i principi di ordine e proporzione del Palazzo, in linea con la sua origine rinascimentale, sembrano infatti quasi essere spazzati via da questa ferita improvvisa, un fulmine a ciel (o Palazzo) sereno.

Lo squarcio è intitolato “La Ferita” ed è alto 28 metri e largo 33. Come tutte le altre sue opere, è tutto giocato sull’illusione che si possa vedere l’interno del Palazzo, come il loggiato del cortile, la biblioteca o una Primavera o una Nascita di Venere del Botticelli.

Nello specifico, con “La Ferita” JR vuole denunciare la privazione che ha toccato il suo campo in merito alla chiusura dei luoghi di cultura, innescando in noi una riflessione ancora più profonda: riprendendo le sue stesse parole, “questa opera risveglia tante cose in tutti noi e quello che mi interessa è che ognuno la interpreterà in base alla sua storia, ognuno avrà una lettura differente”.

Arturo Galansino, il direttore della Fondazione del Palazzo Strozzi, evidenzia subito come necessitavamo fortemente di questa sorta di “quadro nel quadro”, a mo’ di “play within the play” di Shakespeare: “nell’attuale difficoltà di offrire occasioni di fruizione dell’arte in spazi tradizionali, la scelta di creare un’opera visibile a chiunque sulla facciata di Palazzo Strozzi diviene un invito a ritrovare un rapporto diretto con l’arte”.