La fattoria delle camelie di Coco Chanel



La moda è da sempre stato un elemento fondante del territorio francese sia a livello culturale che economico. Se anche non siete esperti del campo, almeno la genia Coco Chanel l’avrete sentita nominare qualche volta: unica nel suo genere, nacque da una famiglia poverissima di campagna (da cui però trarrà il gusto per l’abbigliamento maschile) fino a diventare, alla tenera età di 89 anni, l’icona della moda per eccellenza, la “Madre Influencer” (se preferite un linguaggio più moderno).

Succede che un giorno Coco passi per caso davanti al fioraio di Rue Cambon a Parigi e si innamori perdutamente della Camellia Japonica Alba Plena, il fiore bianco che per la sua purezza e la sua invincibilità (sboccia anche in inverno) diventerà iconico delle Maison.

La prima testimonianza di questo “amore” risale al 1913, quando Coco appuntò una camelia bianca sulla sua cintura. Non riuscendo più a guarire da questa “dolce malattia”, capisce che l’unico modo per liberarsene è creare un luogo che possa celebrare appieno la bellezza della camelia.

Come sede della sua fattoria di camelie sceglie una vecchia impresa agricola a Gaujacq, un comune nel dipartimento delle Landes (a parer suo il sud-ovest francese offriva le condizioni migliori per la coltivazione): così nasce il “laboratorio all’aperto” di Gabrielle Chanel, una distesa di 40 ettari di camelie di Alba Plena e Oleifera coltivate senza input e in agroforestazione.

Si può dire che per questo progetto il braccio di Chanel sia stato il celebre vivaista Jean Thobycon: infatti dopo aver consigliato a Coco il villaggio di Gaujacq, da 20 anni continua a stringere un forte sodalizio con il marchio. Nel suo Plantarium ospita 2.000 varietà di camelie per cinque ettari; la sua più grande soddisfazione? Aver trovato il segreto della coltura dell’Alba Plena dopo uno studio di 10 anni.

Jean Thobycon racconta come servano circa 2.200 fiori per arrivare a quel chilo di principio attivo idratante che è alla base delle creme del marchio.

Ciò, però, per cui lui è più grato alla Maestra Coco è l’essersi innamorata proprio della camelia: «Senza Chanel, è una specie che avremmo potuto perdere», dice.