Intervista a Federico Babina, un architetto dell’illustrazione



Quando il mondo dell’illustrazione si unisce a quello dell’architettura (e a quello della musica, della cultura pop, della letteratura, del cinema) il risultato non può che essere qualcosa di unico, attuale, eclettico. Il microcosmo dell’illustrazione di Federico Babina ha proprio questo aspetto multiforme, composito, strutturato.

Babina, architetto e illustratore italiano, ha raggiunto una certa visibilità su tutto il web grazie ad “Archidirectors“, una serie di immagini grafiche in cui inventava come sarebbero le case dei famosi registi del cinema, prendendo spunto dai loro stili e dai loro film, di cui, tra l’altro, anche noi vi avevamo parlato. Di natali bolognesi ma stabilitosi a Barcellona, Federico ha risposto alle nostre domande sul suo rapporto con l’illustrazione e l’architettura, sul vivere a Barcellona, sull’ispirazione e sul mondo della creatività ai nostri giorni.

federico babina

La serie “Archidirectors” di Federico Babina.

Ciao Federico, raccontaci qualcosa di te e della tua formazione.

Sono Federico Babina (dal 1969), architetto e graphic designer (dal 1994) vivo e lavoro a Barcellona (dal 2007), ma soprattutto sono una persona curiosa (da sempre). Queste sono le uniche cose che interessano nella mia biografia, il resto sarebbe informazione tediosa. Ho sempre trovato noiose le biografie piene di dati e date relativi al passato.

Quali sono i tuoi modelli come architetto, e quali come illustratore?

Negli anni mi sono imbevuto e nutrito della cultura che mi circondava. Siamo come “frullatori”che mescolano e combinano ingredienti differenti per elaborare un composto personale. Non c’è una sola figura che considero d’ispirazione. Sono molte le persone che mi hanno ispirato, aiutato, sorpreso e guidato. Non mi piace fare classifiche di questo tipo, mi sento come un mosaico in processo dove molti, nel bene o nel male, sconosciuti o conosciuti, hanno contribuito e stanno contribuendo alla composizione generale e al posizionamento di ogni singolo pezzo. Non ho realmente riferimenti e modelli precisi. Le mie fonti spaziano dal mondo della grafica all’arte al mondo dell’architettura passando per i fumetti e la pubblicità. Ho molti amanti ma non mi sono mai sposato con nessuno.

Dalla serie “Rooms” di Federico Babina.

Chi sei quando progetti?, e chi quando disegni?

Non mi spoglio dei vestiti d’architetto per indossare il costume d’illustratore. Il comune denominatore dei miei lavori sono “io”. Il mio approccio e la mia maniera di lavorare non cambia in base al lavoro. Alcune volte sono architetto con la passione per l’illustrazione ed altre sono un illustratore con la passione per l’architettura. Un architetto deve essere un buon illustratore. La capacità di una comunicazione visiva è uno strumento imprescindibile. Il disegno è la prima maniera di dare forma ad una idea. Le idee si scolpiscono si modellano e si trasformano attraverso l’illustrazione. Sono nato con le illustrazioni delle favole, sono cresciuto con i tratti dei fumetti e sono maturato con il disegno d’architettura. L’illustrazione fa parte del mio mondo immaginato ed immaginario. Mi diverto a trasformare l’architettura in una illustrazione e un’illustrazione in una piccola architettura.

Dalla serie “Archist” di Federico Babina.

A quale tra i personaggi delle Inkonic Faces e dell’Inkonikc Jazz sei più legato?

Il disegno o la serie alla quale sono più affezionato è quella che ancora non esiste. Quella che compongo nella mia mente e che disegna la mia immaginazione. Le altre realizzate hanno ognuna un valore e alcun elemento che le rende speciali ai miei occhi. Ciascuna mi ricorda un momento e una sensazione vissuta. Per questa ragione non posso fare questo tipo di scelte e cerco di concentrare il mio entusiasmo e la mia energia sulle immagini che ancora non hanno una forma. Le altre sono tutti tasselli di un mosaico che mi rappresenta dove ciascuno è fondamentale nella composizione d’insieme.

Dalla serie “Inkonic Jazz” di Federico Babina

 

Dalla serie “Inkonic Faces” di Federico Babina.

Perché hai scelto di vivere a Barcellona, e quali differenze hai trovato rispetto all’Italia nei confronti della tua professione?

Ce ne sono molti di italiani a Barcellona attratti per motivi e ragioni differenti . Io mi sono innamorato di una catalana. I luoghi che attraversi e le persone che sfiori sempre lasciano un segno nella tua personalità. La luce di Barcellona e le ombre di Bologna sono parte del mio immaginario creativo. L’ambiente che ci avvolge e accompagna è un componente importante nella formazione e nella costruzione della nostra sensibilità. Però credo nelle persone e non nei paesi di provenienza. Esistono persone curiose che intraprendono percorsi affascinanti indipendentemente dal luogo e dal tempo. I confini delle professioni creative con l’utilizzo delle nuove tecnologie si sono fatti molto più ampi, è sempre meno importante l’influenza che hanno i luoghi di residenza sulle professioni.

Dalla serie “Paintown” di Federico Babina.

Quali angoli della città trovi più d’ispirazione?

Sicuramente la spiaggia e il mare soprattutto in inverno. Mi rilassa e mi aiuta a pensare. Quando la linea d’orizzonte si allarga aiuta lo sguardo della mente a vedere lontano. In realtà non credo molto nella visione romantica dell’ispirazione. Le idee sono lì che ci aspettano basta saperle vedere. Cercare ispirazione e idee è un lavoro quotidiano e costante. E’ come camminare verso un luogo senza sapere come arrivarci. Alcune volte la strada si trova facilmente altre volte ci si perde durante il percorso. L’importante è voler arrivare o almeno godersi la passeggiata.

“Archist City” di Federico Babina.

In che modo i social, secondo te, stanno influenzando il mondo dell’illustrazione e, in generale, della creatività?

Hanno certamente ampliato le possibilità di visibilità, si è passati da una piccola sala espositiva in una strada cittadina ad una vetrina virtuale che arriva negli angoli più reconditi del pianeta. La velocità del consumo dei contenuti è un altro cambiamento sostanziale. Dal ristorante che curava i dettagli degli ambienti e dei piatti siamo passati ad un fast food della cultura. L’esposizione alle reazioni della gente, siano esse positive o negative, ha sempre un effetto condizionante. In una maniera cosciente o incosciente il lavoro rischia di modificare alcune traiettorie. La visibilità in certi aspetti aiuta ed in altri inibisce. La vetrina nella quale mi espongo e mostro le mie cose si è fatta più grande e sto imparando a convivere con le diverse sfumature che questo comporta. In una maniera cosciente o incosciente il lavoro rischia di modificare alcune traiettorie. Il mio sforzo in questo momento è mantenerlo all’interno dei miei schemi.

Dalla serie “Archiwriter” di Federico Babina.

 

Dalla serie “Archiplan” di Federico Babina.

Qui sito di Federico Babina da cui sono state prese tutte le immagini presenti.