Intervista alla fotografa Chiara Cappetta e la sua magica visione del presente



Momenti di sogno e realtà, di solitudine e compagnia, di giorno e di notte: tutto questo è la fotografia digitale e analogica di Chiara Cappetta. Originaria del sud Italia ma attualmente residente a Bologna, l’obiettivo della giovanissima Chiara è quello di raccontare storie del suo presente, che sono diverse per ogni scatto, e diverse per ogni spettatore. I ragazzi, soggetti delle sue fotografie, sono immersi in una tenue luce naturale che è tanto simile a quella dei ricordi, e il loro sguardo, a volte nascosto, a volte sfuggente, permette a ognuno di trovare un po’ di sé. 

fotografia intervista chiara

Ciao Chiara, raccontaci qualcosa di te e della tua passione per la fotografia.
Ho 20 anni e studio Scienze della comunicazione all’Università di Bologna, sono al secondo anno. Sono nata ad Agropoli, un paesino nel sud Italia, ma vivo con la mia famiglia a Bologna da ormai 5 anni e mi trovo benissimo qui. La mia passione per la fotografia nasce quando mi regalano la mia prima macchinetta digitale per la mia Prima comunione a 10 anni. Sono sempre stata molto timida, quindi era come se avessi trovato nella macchina fotografica il mezzo con cui potermi esprimere al meglio senza troppo espormi, cioè rimanendo “dietro” l’obiettivo. Da allora infatti non me ne sono più separata. Dopo aver comprato una reflex alle medie ed aver scattato per anni con questa, a gennaio dell’anno scorso mi hanno regalato la mia prima macchina analogica ed ormai scatto quasi esclusivamente con pellicola.

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Il tuo primo libro si chiama “Presente, un’odissea”. Ci spieghi cosa c’è dietro a questo titolo?
Dopo aver scelto ed ordinato le foto per il mio libro ho dovuto fare i conti con il peggior incubo di molti di noi: il titolo. Così sono giunta alla consapevolezza che dietro le mie foto c’è sempre stato questo filo rosso, cioè una storia comune (“un’odissea”, che è anche il titolo della prima foto che si trova nel libro) che io immortalo in quel preciso istante: quindi ogni foto è il “presente” che cerco di catturare.

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Perché hai scelto anche la strada della fotografia analogica?
La fotografia digitale mi piace ma non penso mi rappresenti bene quanto quella analogica: una fotografia imperfetta, riflessiva ma anche d’impulso (“consumo questo scatto oppure no? Devo deciderlo in fretta!”), che ti lascia col fiato sospeso finché non sviluppi il rullino, e che, quando ti va bene, ti lascia piacevolmente sorpreso. Adoro tutto questo.

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Come sei cambiata da quando hai iniziato a fotografare?
C’è stato un cambiamento enorme non tanto quando ho iniziato a fotografare (sono rimasta la solita ragazzina silenziosa) ma quando sono passata dalla fotografia digitale a quella analogica. Molte delle mie foto in digitale sono autoritratti: quando ero in casa da sola la macchina fotografica diventava mia amica, sistemavo il cavalletto e mi facevo quante foto volevo finché non fossi stata soddisfatta del risultato. Quando sono passata alla pellicola, in maniera del tutto naturale, l’obiettivo si è spostato da me al mondo esterno: mi ha aiutato in maniera impressionante a socializzare. Forse perché il rullino è come quando inizi una conversazione con qualcuno, può andare bene o male, devi metterti in gioco; mentre con la fotografia digitale puoi provare e riprovare finché non sei soddisfatto.

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Nelle tue foto catturi spesso dei giovani con lo sguardo sognante e riflessivo. A che cosa pensano? Qual è il messaggio che vuoi trasmettere?
Nel retro copertina del mio libro scrivo che il volto dei soggetti non si vede, lo sguardo è sfuggente. Questo nasce dalla mia concezione dell’arte: per me l’arte è condivisione, quindi arriva quando si riesce a creare un legame, quando c’è empatia; in questo modo, spero, chiunque può riconoscersi nei soggetti delle mie foto. Ogni foto racconta di me, anche quando immortalo un’altra persona cerco di farlo sempre con il mio personale punto di vista: lo sguardo sognante e riflessivo che hai notato magari è quello che ho io, o quello che hai tu. Adoro il fatto che ognuno possa vedere qualcosa di diverso nelle foto, per questo tendo a spenderci meno parole possibile.

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Per tutti quelli che desiderano seguire Chiara, ecco il link al suo portfolio e alla sua pagina Facebook. Chiunque fosse interessato al suo libro “Presente, un’odissea” può contattarla in privato.

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