Imparare a cucinare aiuta a combattere la depressione



Il servizio di consegna a domicilio che offre una gran quantità di ristoranti è l’ideale per chi non ha tempo o semplicemente voglia di mettersi a cucinare dopo una lunga giornata di lavoro. Ma è anche l’ideale per chi vive in una grande città e soffre di ansia e depressione per cui fa fatica ad uscire di casa e interagire con gli estranei. Proprio per questo molte persone evitano di cucinare, risparmiando tempo ed evitando interazioni indesiderate.

Ma di recente, alcuni studi e soprattutto molte esperienze personali hanno rivelato che le abitudini dietetiche e l’attività stessa di cucinare possono influire ampiamente sul nostro benessere non solo fisico, ma anche mentale. Mangiare bene infatti, ci porta ad essere più in pace e felici con noi stessi, e l’azione di cucinare dà un senso di routine e struttura alla nostra vita. Per una persona che soffre di depressione e ansia e sente di non avere alcun potere sulle proprie scelte, anche il semplice fatto di fare la spesa, preparare la tavola, cucinare con cura il tutto e ripulire può dare un senso di controllo che aiuta moltissimo la salute mentale.

Penso che sia molto importante far cucinare chi soffre di depressione”, afferma Norman Sussman, direttore del Treatment Resistant Depression Program alla Scuola di Medicina di New York. “Il tempo impiegato a cucinare distrae e combatte i sintomi della depressione: l’inerzia, la mancanza di energia, la difficoltà a concentrarsi o interessarsi a qualcosa. Cucinare aiuta a rilassarsi e prende tutta la nostra attenzione; per il tempo che cuciniamo, non pensiamo ad altro che quello, lasciando stare le preoccupazioni che altrimenti ci tormentano”.

Cucinare è considerato un “behavioural activation therapy”, parte di un trattamento sviluppato nell’Università dell’Oregon nel 1970 per combattere i sintomi della depressione identificato e neutralizzando i fattori ambientali che ne possono essere causa. Uno dei sintomi più comuni ma anche uno dei più gravi è la totale inerzia, una mancanza di energia che porta a distaccarsi sempre di più da una vita normale; lo studio vuole aiutare i malati cercando di farli riabituare ad attività quotidiane come andare in palestra, trovare un hobby o anche, appunto, cucinare.

Sussman è uno psichiatra e crede fermamente che l’utilizzo di psicofarmaci da solo non sia abbastanza per curare casi clinici di depressione, ma vada unito ad attività come queste, quindi terapia cognitiva. La cuoca Patricia D’Alessio tiene lezioni girando ospedali diversi in America per aiutare i pazienti insegnando loro a cucinare, affermando che questo “non può aiutare solo contro depressione e attacchi d’ansia, ma anche disturbi alimentari, disturbi d’attenzione, di stress o sociali. Cucinare ha talmente tante sfaccettature, implica l’utilizzo di tutti i sensi: gusto, olfatto, vista, udito e tatto, e bisogna porvi una particolare attenzione per apprezzarli appieno. È molto importante per chi soffre di queste malattie anche poter creare un pasto fatto apposta per loro, conforme ai loro gusti personali. Questo dà loro un senso di controllo che sentono di non avere altrimenti.