“La pasta è troppo al dente,” un cuoco bolognese è stato licenziato in Francia



Maurizio Landi, un cuoco 56enne di origine bolognese, aveva lasciato l’Italia per andare a lavorare in Francia. Era un sogno, per lui, trasferirsi lì e portare un po’ di cucina italiana in un Paese che amava moltissimo, specialmente per i vini. Purtroppo per il momento la sua avventura non sta procedendo nel migliore dei modi, specie per quanto riguarda il “portare un po’ di cucina italiana”.

Dopo aver lasciato la sua osteria a Bologna, il “Divinis”, Landi era arrivato in Francia e aveva cominciato a cercare lavoro, nella regione del Beaujolais, famosa per il suo vino rosso. Lo trova in una locanda con bistrot annesso. All’inizio sembrava un sogno, ma poi le cose hanno cominciato a prendere una brutta piega. Ecco che cosa ha raccontato il cuoco:

“Era il posto dei miei sogni: con un’offerta di vini importante, in un una zona ad alta vocazione vinicola e con un turismo legato soprattutto al ciclismo. Mi sono adattato molto alla loro cucina, ma una sera propongo a quattro clienti che occupavano in modo fisso le camere della locanda per motivi di lavoro, di preparare una bella pasta all’italiana. La porto al tavolo, iniziano a mangiare e si guardano tra di loro. Poi la lasciano nel piatto.” Il problema, a quanto gli viene riferito in cucina, era che la pasta era troppo al dente, cruda per i suoi clienti. “Bisogna immaginare che i francesi la pasta e il riso li mangiano come contorno del piatto, come fossero delle verdure. La pasta al dente non la contemplano.” La voce deve essersi diffusa, così succede che “I giorni seguenti anche altri clienti si lamentano per la cottura della pasta.”

Maurizio Landi è stato dunque chiamato dal proprietario del ristorante, ed è stato “licenziato in tronco per la pasta al dente,” racconta, “dovevo essere assunto il 4 agosto a tempo indeterminato, ma non sono arrivato a finire il quarto mese di prova.”

E poi non diciamo che non ce l’avevano con lui, perché: “Mi chiedevano di fare gli spaghetti alla bolognese, io dicevo no, il ragù va con le tagliatelle. Li facevano nel mio giorno di riposo.”