Il coniglio scopa davvero come un coniglio?



Il primo è stato Francesco de Gregori, che nel 1978 – nella canzone Generale – cantava “in mezzo al prato c’è una contadina, curva sul tramonto sembra una bambina, di cinquant’anni e di cinque figli venuti al mondo come conigli”. 37 anni dopo è stato il turno di Papa Francesco, che il 20 gennaio scorso, sul volo di ritorno dalla visita nelle Filippine, ha dichiarato – creando non poca sorpresa – che i cattolici devono fare figli, ma non come “conigli”.

Tralasciando le implicazioni religiose, che non ci riguardano e che non staremo a indagare in questa sede, la domanda diventa più che mai legittima: è effettivamente vero che i conigli fanno molto sesso e mettono al mondo una prole così numerosa? O si tratta solo di un modo di dire privo di qualsiasi fondamento scientifico?

Per scoprirlo, non ci siamo limitati a chiedere a Google e a scandagliare il web, ma abbiamo contattato un po’ di veterinari, alcuni esperti proprio in roditori, per verificare l’attendibilità di questa similitudine. Quando c’è di mezzo il Papa, si sa, le notizie scambiate diventano di colpo delicate e assai sensibili: non ci smentiamo, siamo Italiani d’altronde, e per proteggere la privacy – nonché le opinioni personali – dei nostri informatori, onde evitare la scomunica abbiamo deciso di non citare direttamente la fonte.

Innanzitutto, c’è da considerare un dato di fatto, come ci viene suggerito dagli specialisti dell’Ambulatorio Veterinario di via Brioschi a Milano: “un pastore tedesco può fare anche dodici cani ogni cucciolata, ma al massimo due volte all’anno, non di più: il ciclo di un coniglio invece è molto più breve, dato che ogni due mesi, o anche ogni mese – a seconda della razza – è in grado di dare alla luce cinque o sei piccoli. In generale, si tratta di un paragone un po’ azzardato se messo in relazione ad altri animali.”

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Ci spostiamo geograficamente, ma questa evidenza è avvalorata anche dai dottori dell’Ambulatorio Veterinario di Barletta:in libertà, i conigli fanno tanti figli, è oggettivamente vero. Ma bisogna anche tenere presente che non vivono a lungo, e per questo motivo si riproducono velocemente e frequentemente, dato che le loro gravidanze durano circa un mese ciascuna… in linea teorica potrebbero pure averne dodici l’anno, e ogni volta fanno più di cinque coniglietti.

Qui ci viene in aiuto il terzo presupposto di Darwin in merito alla selezione naturale: nella lotta continua per la sopravvivenza tra gli individui all’interno della stessa specie e con le altre specie, sopravvivono quelli che meglio sfruttano le risorse dell’ambiente e generano una prole più numerosa. A quanto pare, i conigli hanno fatto tesoro delle dottrine del naturalista britannico, e la conservazione della razza al momento non pare affatto in pericolo. Ma andiamo avanti.

Torniamo a Milano, dove allo Studio Mariani  ci dicono che “partoriscono parecchi figli, molto di frequente, perché sono geneticamente predisposti a farlo e la gestazione è breve”, e veniamo poi indirizzati all’Ambulatorio Veterinario Barona, dove parliamo con una specialista in roditori. “Questi animali non vanno in calore, quindi è modo di dire non privo di fondamento, ma forzato se paragonato ad altre specie, principalmente legato al fatto che nel giro di un anno i conigli prolificano spesso e tanto. La gravidanza è brevissima, l’estro (NdR. nelle femmine dei mammiferi, attivazione del desiderio sessuale) è indotto e quindi si riproducono continuamente: non hanno una stagione, come il cane che ha i calori due volte all’anno, o come le pecore. In questo senso sono molto più simili ai criceti, un altro tipo di roditori con un ciclo riproduttivo breve e rapido quanto il loro.

Anche all’Ambulatorio Veterinario Santa Rita ci viene ribadito che il “segreto” dei conigli è appunto che: “non sono soggetti al calore come altri mammiferi, ma sono sempre fertili, anche subito dopo aver partorito fino a sette o otto figli. In cattività questa caratteristica va pian piano scemando, ma in generale possiamo affermare che è possibile avere coniglietti per tutto l’anno.

Molti roditori – conigli inclusi – adottano infatti la strategia riproduttiva definita di tipo “r” (riproduzione indefinita), mentre l’uomo e altri grandi animali quella di tipo “K” (riproduzione limitata da una variabile definita): se la prima significa mettere al mondo quanti più cuccioli possibile, a prescindere dalle loro reali possibilità di sopravvivenza, la seconda prevede un numero limitato di figli, e un grande impegno per crescerli e proteggerli.

Tornando allora alle figure retoriche, più che a una similitudine, siamo davanti a una vera e propria iperbole: sì, i conigli fanno tanti figli e li fanno molto spesso, ma questa caratteristica è esclusivamente dettata dalla biologia e dalla genetica, e non è manco lontanamente paragonabile ad altre specie di mammiferi, l’uomo su tutte.

Aldilà delle illazioni papali, ciò che ora ci rende davvero perplessi consiste nell’essere costretti a modificare in maniera drastica la percezione che avevamo del povero coniglio, da tenero batuffolo morbido e indifeso ad agguerrito ninfomane, una spietata macchina da figli che agisce nel solo interesse della propria specie.

Lo so che può suonare strano, ma dire “mettere al mondo figli come dei criceti” mi fa già sentire un po’ meglio.

Marianna Tognini