I gemelli ladri protetti dal dna. “E’ troppo uguale, dobbiamo assolverli”



Due gemelli terribili che neanche il Ris riesce a incastrare, già soprannominati “gemelli Lupin”. Friuli, 2015. Una Mercedes Classe A in fuga dai carabinieri. L’auto viene abbandonata nei campi, il conducente scappa a piedi, gli inquirenti analizzano volante e pomello del cambio. Trovano un mozzicone di sigaretta. «È fatta», pensano. Nei laboratori delle investigazioni scientifiche viene isolato il Dna di Eduard Trushi, all’epoca trentenne, albanese. Gli investigatori lo incriminano e lui si presenta davanti al giudice con il fratello Edmond.

Sono gemelli omozigoti, uguali in tutto, stessa pettinatura, stessi tatuaggi. Anche il codice genetico è praticamente identico. Il giudice è costretto ad assolverlo per l’impossibilità di stabilire chi dei due fosse veramente al volante di quell’auto. Eccoli i “gemelli Lupin” delle rapine a Nordest.

Mercoledì scorso in tribunale a Verona l’ennesima assoluzione. L’imputato era sempre Eduard, per una rapina violenta. Il ladro aveva perso il cappello dopo una rissa con il derubato, tracce di sudore, impossibile deve assolverli di nuovo perché non si sa chi sia dei due. Uguali in tutto tranne che nelle impronte digitali, ma con un paio di guanti i due gemelli sono la stessa persona.

La procura di Cuneo gli ha contestato oltre cento furti in un anno tra Piemonte e Veneto, con il sequestro di 24mila euro in contanti, 5 orologi Rolex in oro, diamanti e altri gioielli per un valore complessivo di 300mila euro. Una storia criminale degna di un romanzo.