Otis Johnson, dagli anni ‘70 a noi: storia di un uomo il cui tempo si è fermato



Immaginatevi di cadere in un sonno profondo e di risvegliarvi tra 50 anni. Più si va avanti e più la società si sviluppa rapidamente. Come vi sentireste in un mondo che ha subito così tanti cambiamenti, lontano da quello a cui eravate abituati? Uno schiocco di dita e sei catapultato nel futuro. Sarebbe paradossale anche solo pensarlo, eppure rispecchia più o meno la storia di Otis Johnson, un sessantanovenne che all’età di venticinque anni è stato incarcerato per tentato omicidio di un poliziotto.
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Erano gli anni ‘70 quando Otis è finito in galera, e certo New York era diversa da come è oggi. Il suo non è stato un “viaggio nel tempo”, ma un’esperienza che non augurerebbe a nessuno. “Nel 1998, o giù di lì, ho perso i contatti con la mia famiglia. Una volta uscito di prigione mi sono ritrovato principalmente da solo. Non avevo un certificato di nascita, né una famiglia, non una fidanzata, tantomeno fratelli o sorelle. Non potevo più comunicare con nessuna delle persone che mi erano vicine anni fa. Mi disturba molto, sapete, la mia famiglia mi manca moltissimo”. La sua vita si è stoppata, come fosse stata messa in pausa mentre il resto andava avanti, e solo nel 2014 ha potuto riassaporare la libertà che aveva perso da anni, 44 per la precisione. Probabilmente se succedesse a noi ci ritroveremmo in un romanzo distopico ambientato nel 2059, ma a Otis Johnson è andata piuttosto bene. Si è perso gli anni d’oro sì, ma ha ritrovato un mondo con ancora una certa stabilità, soprattutto perché si tratta di NY e non della Siria. Già.

In un video-intervista realizzato da Al Jazeera ha svelato le sue impressioni e curiosità, così come le sue perplessità. Inizialmente passava gran parte del suo tempo ad osservare la gente che passava, con quelle cuffie che non capiva cosa fossero e che davano a tutti l’aria di essere agenti della CIA. Si stupiva di tutto, dal caos di Time Square all’enorme varietà di bibite colorate in vendita, come se tutto ciò allo stesso tempo lo divertisse.

Non si tratta però solo di un semplice documentario su un uomo che vede per la prima volta il mondo dopo quasi 50 anni, ma ci offre anche riflessioni su come affrontare la vita e andare avanti. Spesso, ci racconta, si ferma a meditare nei parchi: “Sapete, bisogna lasciarsi il passato alle spalle perché convivere con la rabbia addosso vi impedirà di crescere. Molti mi dicono che la società è in debito con me, ma io non la vedo così. Credo che tutto succeda per una ragione, per cui lascio correre e guardo al futuro anzichè fare conti col passato. Non sto cercando di fare passi indietro, ma sto provando ad andare avanti. È così che sopravvivo”.