Isaac Delusion: intervista con il futuro della pop francese



Bella speranza della nuova pop francese, Isaac Delusion pubblicherà un album il 2 giugno. Il 6 saranno sul palco del Venezia More Festival, una bella scusa per incontrarli grazie alla magia di Skype. Loro sono comodamente seduti su un divano Ikea sotto un tetto parigino, noi sul balcone del nostro incredibile loft milanese. Si crea subito una bella atmosfera, i ragazzi sono cool, la loro musica ci fa decollare. Intervista e preview del loro album.

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Isaac-Delusion-Supernova

Perchè avete scelto questo nome: Isaac Delusion, qual è il significato?

È una profezia leggendaria dell’epoca dei Giacobini. In realtà il senso iniziale si è perso nel corso dei secoli e ne siamo ancora alla ricerca. Ecco perchè ci siamo chiamati Isaac Delusion. Isaac ovviamente per Newton, nel senso che facciamo musica legata alla gravità, e Delusion è un termine inglese che non ha un equivalente ma che si potrebbe assimilare a schizofrenia, un delirio illusorio. L’idea e di consentire alla nostra musica di uscire dalla pesantezza.

Raccontateci come il progetto si è formato, come avete iniziato a suonare insieme e a dare vita a Isaac Delusion ?

Ci siamo conosciuti alle medie e abbiamo lo stesso background, frequentavamo le stesse persone, ascoltavamo la stessa musica. I nostri gusti si sono poi diversificati, Loïc ascoltava più Hip-Hop, io ero più orientato al Folk, Indie Rock. Visto che eravamo amici, un giorno in cui non sapevamo cosa fare ci siamo detti: “ma perchè non facciamo musica insieme?”, è andata bene e abbiamo continuato.

Abbiamo iniziato nel 2008 con delle prove, poi è piaciuto a dei nostri amici che stavano lanciando l’etichetta Cracki Records e ci hanno sostenuto. Ecco dove siamo arrivati.

Ho letto che il vostro eroe è Neil Young, riuscite ad includere il suo stile nelle vostre produzioni pop?

Neil Young è un po’ il mio eroe (Loïc). Me l’ha fatto scoprire mio padre e crogiolo nelle sue composizioni da quando sono un bambino. È una persone che ammiro molto per la sua semplicità, il suo carisma e perchè è sempre rimasto autentico con gli anni.

Per Jules non è una vera influenza ma accetta il fatto che mi piaccia includere la sua influenza nelle nostre produzioni.

Presentate il vostro primo album la settimana prossima, un po’ stressati?

Neanche tanto, abbiamo già fatto uscire qualche EP che è stato ben accolto dal pubblico e dalla stampa specializzata. È un po’ quello che sta succendo con l’album, il ritorno sembra buono e speriamo che piacerà anche al pubblico. Abbiamo concluso il disco quasi un anno fa, quindi abbiamo avuto il tempo di digerirlo. L’obiettivo è di toccare la gente e di conquistarci un posto nella scena indie alternativa, in Europa, Stati Uniti, Australia. Vediamo la nostra musica come un mezzo per svegliare l’anima, qualcosa di sottile, non frontale.

L’altro obiettivo è anche di poter accedere a luoghi importanti per esibirci, come dei festival, realizzare delle collaborazioni interessanti.

All’epoca volevate fare una collaborazione con un rapper, potremo ascoltarla sull’album?

Lo abbiamo pensato per il pezzo Land of Gold, ma poi non si è concretizzato. Volevamo veramente che questo primo album rispecchiasse le nostre forze e debolezze, che sia all’immagine del gruppo, qualcosa di personale. I beat hip-hop fanno parte della nostra cultura, ma non sono nel DNA del progetto Isaac Delusion.

Come immaginate la vostra prestazione live rispetto all’album?

È sempre abbastanza delicato perchè il pubblico viene a vederti in live dopo che gli è piaciuto il tuo album, quindi si aspetta di risentire una certa emozione vedendo il gruppo suonare i pezzi che conosce. Ci sono artisti che fanno live totalmente diversi dal loro album, come se fossero stanchi di sentire sempre le stesse cose e volessero proporre qualcos’altro. Lo troviamo abbastanza egoista come modo di pensare.

L’importante nei live è di trasmettere l’energia, la fiamma, ci sono pezzi che non ti esaltano se ascoltati in cuffia e invece in live sortiscono tutt’altro effetto, fanno ballare la gente. In live hai una responsabilità verso il pubblico, devi tenerlo sveglio, farlo vibrare.

Parliamo un attimo di Venezia, è una città che conoscete? L’Italia in generale?

Quando pensi alla musica in Italia, per forza ci viene in mente l’Italo Disco. A Venezia ci sono andato con la mia ragazza (Loïc) fuori stagione, sono stato colpito da tutti questi vicoli galleggianti che ti portano in giro, poi da una cattedrale impressionante, è surreale. Mi sono piaciute molto le cartine che non servono a niente, senza nomi di strade, nessuno che sia in grado di orientarsi.

Un evento che vi ha segnato?

Il concerto dei Pink Floyd, proprio a Venezia, con l’audio, le luci, le persone e le gondole, sei in un universo acquatico. Esattamente il genere di live che ci piacerebbe fare un giorno.

I vostri 3 pezzi preferiti del 2014?

Limitiamoci ad uno solo perchè è veramente un colpo di fulmine, e in più suoniamo con loro a Lille questo weekend. Jungle, un gruppo inglese che esce con XL Recordings, completamente pazzo.

Jungle // The Heat

Vi piace il cinema, se aveste l’opportunità di realizzare l’OST di un film quale sarebbe?

Un film di Gondry ovviamente!

Una domanda che volete farvi da soli?

Vi spaccherete di cibo a Venezia? Sì, faremo di tutto per andare a mangiare la pasta al nero di seppia.

Ero cameriere in un ristorante italiano a Parigi e il mio boss era napoletano, faceva il limoncello con dell’alcol che comprava in farmacia. Un tipo fuori di testa che mi ha convertito al cibo italiano. Per me l’Italia è il cibo.