Chet Faker arriva in Italia per il C2C festival, #fattiafette n.3



Oggi è arrivato il momento di Chet Faker per la terza puntata della serie #fattiafette, in cui ci sporchiamo le mani di materia grigia sezionando la mente e l’ingegno di artisti e personaggi noti che piacciono alla redazione di Darlin. Passato, influenze, pensieri, aspirazioni ed evoluzioni di chi, con l’arte o con l’astuzia carpisce la nostra attenzione.

Dopo il fulminante successo del primo singolo, l’uscita dell’elogiatissimo album “Built on Glass” e il video di “Gold” da cui siamo riusciti a staccarci a fatica, è arrivato il momento di parlare un po’ di Chet Faker, che sarà a breve in Italia per sole due tappe imperdibili: il 4 Novembre al Fabrique di Milano e il 5 Novembre al C2C festival a Torino.

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Nicholas James Murphy, in arte Chet Faker è un musicista e compositore di musica elettronica di Melbourne, Australia. Classe 1988, porta la barba lunga e cappellino all’indietro, va in skateboard ma non è un professionista, ogni tanto cade e si fa male. Ha studiato ingegneria del suono e suona un Wurlitzer, i  suoi idoli musicali sono Bob Dylan, Al Green, Marvin Gaye e Chet Baker. Con questi presupposti non stupisce che tra le produzioni di quest’uomo ci sia roba di qualità. Ma cerchiamo di capire meglio quali sono le influenze di questo giovane barbone.

35% CHET BAKER: Non solo per il nome, a cui Murphy ammette di essersi ispirato. E’ un grande appassionato di jazz ed è sempre stato fan di Baker e di quella sua voce così fragile, quasi spezzata. Il fatto poi che abbia deciso di chiamarsi con uno pseudonimo molto simile rappresenta il suo omaggio personale all’artista.

Baker è la vena jazz di Faker.

35% MOTOWN RECORDS: La motown records ha un ruolo preponderante nelle influenze del giovane australiano. A casa Murphy il soul era un genere molto apprezzato. Sua madre possedeva una discreta collezione di dischi dell’’etichetta di Detroit. Famosa soprattutto per la sua anima soul (e non è un gioco di parole) tanto da fare in modo che venisse coniata l’espressione “Motown sound”, ha prodotto artisti che sono stati di grande ispirazione per Faker, gente grande come The Temptations, Stevie Wonder, The Four Tops, ma soprattutto Marvin Gaye.

Esterno all’etichetta ma non per questo meno degno di considerazione per l’influenza soul che ha saputo esercitare è stato anche Al Green.

11% JAMES BLAKE: Sembra di poter dire che Blake e Faker siano cugini agli antipodi. Ciò che hanno in comune è quel tono di voce toccante, affettato e un po’ melanconico che però non si perde nel patetismo grazie al connubio con beats di tutt’altro tono. Ed è qui che sta la differenza fra i due. Se la musica di Blake tende più verso generi come Trip Hop e Downtempo, Faker ha un’anima più Soul, dai suoni caldi ed  avvolgenti.

18% L’AUSTRALIA: Chet per adesso vive in un appartamento a Brooklyn, ma si dice pronto a proseguire la sua vita in modo instabile riguardo le città in cui vivere, a patto che questo porti dei benefici alla sua musica. Ha sempre visto i luoghi come strumenti molto utili all’ispirazione di una specifica traccia, un album o qualsiasi cosa a cui stesse lavorando. Come ha lui stesso dichiarato in un’intervista al The Guardian, il disco “Built on Glass” rappresenta un capitolo della sua vita, e l’Australia e Melbourne sono una parte importante di essa. L’Australia è il luogo in cui ha vissuto, il posto dove dimoravano i suoi pensieri e le sue persone. “That’s where i was inspired”.

1% FRANCESCO DE GREGORI: Volendo trovare un corrispondente italiano, pensiamo che De Gregori sia l’ispirazione che nemmeno Chet sapeva di avere. Se il giovane australiano comprendesse la lingua del sì, siamo sicuri che amerebbe i suoi testi. Se sei fan di Dylan è molto probabile che tu lo sia anche di De Gregori. E poi hanno lo stesso look.

Tommaso Sorgentone