Eravamo al Milano Food&Wine Festival 2014



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L’Amarone della Valpolicella, il Lambrusco di Modena, il Malvasia di Piacenza, il Nero d’Avola, il Brunello di Montalcino: nomi ricorrenti per appassionati (e non) delle uve italiane. Le regioni di provenienza sono quelle classiche: Veneto, Emilia Romagna, Sicilia, Toscana ma, a bene vedere, manca spesso il Lazio, perchè, ci spiegano, la regione in questione detiene potenzialità nel settore vitivinicolo ancora oggi non pienamente valorizzate e, se ci aggiungiamo che la qualità del terreno non è delle più ospitali, il risultato è quello di poche cantine che vi producano del buon vino.

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Ma la storia che vi stiamo per raccontare cambia completamente le carte in tavola: è il 2004, infatti, quando l’imprenditorie tedesco Anton F. Börner, dopo attente valutazione in collaborazione coi giovani laureati delle Università di Geisenheim, Firenze e Parma, acquista la tenuta La Società Agricola Forestale la Torre nei Colli Albani, i cui terreni risultano ideali per la coltivazione di una buona vite. Nasce così Ômina Romana, il brand scelto dalla famiglia tedesca per un progetto di altissima qualità che prende vita dalle ceneri di qualcosa che prima non c’era (non a caso il simbolo della cantina è una Fenice…): oggi in 80 ettari di terreni collinari crescono 5.700 piante ettaro che producono i grappoli da cui si estraggono vini dai nomi olimpeggianti quali il rosso Diana Nemorensis e i bianchi Janus Geminus e Ceres Anesidora.

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Una storia fatta di azzardo, tecnica e giovani che, assieme ad altri neofiti come noi ma anche specialisti del settore, abbiamo conosciuto alla terza edizione di Milano Food&Wine Festival, l’evento dedicato ai grandi protagonisti del vino e della cucina d’autore aperta fino a oggi negli spazi MiCo di via Gattamelata (ingresso € 30). Qui Ômina non è la sola cantina a proporre la sua selezione di vini: assieme a lei, infatti, 100 vignaioli da tutta Italia presentano 4 vini ciascuno, per un totale di 400 etichette in libera degustazione. Roba che metterebbe in rehab anche la compianta Amy Winehouse.

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E poiché non c’è buon vino senza buon cibo, ecco che durante i tre giorni, a pranzo e a cena, 24 tra cuochi, pasticceri e pizzaioli si alternano ai fornelli presentando i “Grandi piatti della cucina italiana, acquistabili in loco al prezzo di € 10: altro che acquolina in bocca i paccheri al pomodoro mantecati con Grana padano, il minestrone alla milanese con cannolo di polenta e baccalà, il riso al salto, il panino farcito con pancia di manzo, la pasta e cacciucco e l’uovo con crema di latte al tartufo NoH2O. E per chi vuole cimentarsi nella preparazione di tante prelibatezze, ecco la novità del 2014: “Food Experience Mondadori”, l’evento di show coocking sulla cultura gastronomica attraverso cui imparare come cucinare i muffin di mele alla crema di cannella, il risotto del cavolo con mascarpone erborinato, i panzerotti e gli gnocchi soffiati di Grana Padano come Dio comanda.

Reportage a cura di Clara Amodeo