Ecco perché la terza stagione di Twin Peaks ci fa paura



Laura Palmer ci aveva avvertito. E noi in fondo ci abbiamo sempre un po’ sperato. Ora è fatta: Twin Peaks tornerà nel 2016, a 25 anni dai titoli di coda dell’ultima puntata. E non sarà un reboot, ma una terza stagione con nove nuovi episodi. Noi, che da sempre veneriamo David Lynch e che abbiamo una foto di Laura con la corona di reginetta del liceo sul comodino, siamo contentissimi. Giusto? Insomma.

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In Italia Twin Peaks andò in onda per la prima volta nel 1991. Io all’epoca avevo tre anni e, per quanto fossi una bambina precoce, trovavo molto più interessanti i Mini Pony. Circa una ventina di anni dopo, nelle serate vuote che separano l’ultima puntata di The Walking Dead dalla prima di Game of Thrones, pensai di guardare il pilot di Twin Peaks: 112 minuti di nebbia, inquietudine, fantasie geometriche, urla, torte di ciliegie e caffè. Il tutto inzuppato in un’atmosfera da TV americana vintage che nessun hipster finora è mai riuscito a eguagliare. Fu amore.

Allora perché una terza stagione di Twin Peaks nel 2016 crea tanta ansia a noi, giovani geek nati tra la fine degli anni Ottanta i primi anni Novanta? Semplicemente perché sono passati 25 anni, e il rischio di rovinare una cosa quasi perfetta è altissimo. E forse perché sì, volevamo una terza stagione di Twin Peaks, ma prodotta e ambientata nel 1992. Con l’agente Cooper pettinato con la riga a lato, le scarpe bicolori di Audrey, il mullet spelacchiato di Andy e la permanente di Lucy. Quando esistevano ancora i telefoni a disco e il chirurgo plastico non aveva ancora rovinato la faccia di Lara Flynn Boyle.

Vogliamo qualcosa di nuovo da Twin Peaks, ma abbiamo paura che così non sarebbe più Twin Peaks. La mia unica certezza, dopo aver letto tutti i fiumi di parole che sono stati spesi sul web negli ultimi giorni, è che questo Twin Peaks 2.0 ce lo guarderemo tutti. Anche solo per il gusto di dire che era molto meglio la versione precedente.

Silvia Cannas Simontacchi

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